Lavorazione dell’Oro

Lavorazione dell’Oro

Sono seimila anni che viene estratto oro, un calcolo approssimativo rileva che sono state prodotte circa 135.000 tonnellate ed ogni anno vengono estratte circa 2.400 tonnellate.

E proprio intorno all’oro si sono scontrati interessi delle nazioni e da sempre gli uomini hanno sfidato tanti pericoli per possederlo.

Metallo che grazie alle proprietà fisiche quali lucentezza, la facilità di lavorazione, la virtuale indistruttibilità, si è ritagliato un ruolo speciale nella storia dell’umanità e nei secoli è stato valutato per la sua bellezza e rarità.

Inizialmente l’oro fu utilizzato per la produzione di ornamenti e gioielleria, i più antichi oggetti d’oro conosciuti sono egiziani risalenti circa al 5.000 A.C.

L’oro allo stato grezzo, per la sua raffinazione viene trattato in apposite vasche di vetro contenenti acqua regia, una soluzione composta da un volume di acido nitrico e tre volumi di acido cloridrico che ha la capacità di portare in soluzione i metalli, compresi oro, argento e platino.

Dopo aver fatto precipitare gli altri metalli immettendo nella soluzione specifiche sostanze, si procede ad un accurato filtraggio del liquido; introducendo successivamente una soluzione di solfato di ferro si fa precipitare l’oro che apparirà sottoforma di polvere pesante di colore bruno nel fondo del recipiente.

Questo precipitato, una volta fuso, acquisterà il classico colore giallo brillante dell’oro puro che noi tutti conosciamo.

L’oro puro, convenzionalmente considerato 18 carati, ha un peso specifico molto alto (19,3 Kg) ed è molto duttile e malleabile.

Per questa sua caratteristica non potrebbe essere impiegato per la costruzione di gioielli: essi, infatti, risulterebbero troppo teneri e pesanti, perciò poco indossabili.

È necessario quindi unirlo con altri elementi che diano maggiore resistenza e consentano l’indossabilità al gioiello.

L’aggiunta di altri metalli, in particolare argento, rame e zinco miscelati in proporzioni diverse, ci permette di modificare il colore di base creando tonalità che vanno dal rosso al giallo paglierino, fino a raggiungere il colore bianco.

Convenzionalmente il mercato dell’oreficeria è governato da leggi molto severe per la commercializzazione dei prodotti, i quali devono rispettare determinati parametri sul contenuto dell’oro.

Questi parametri sono stati fissati e riconosciuti da tutti i Paesi nella seguente progressione: 8 carati (333 millesimi), 9 carati (375 millesimi), 10 carati (417 millesimi), 12 carati (500 millesimi), 14 carati (585 millesimi), 18 carati (750 millesimi), 22 carati (917 millesimi).

I titoli più bassi sono commercializzati principalmente nei Paesi anglosassoni, il 750 in Italia, parte dell’Europa e in America latina, il 22 carati è molto in uso nei Paesi arabi.

Molte civiltà ci hanno lasciato bellissimi gioielli e manufatti in oro: gli egizi, i romani, gli assiri, gli atzechi ecc.

Praticamente tutte le civiltà progredite che sapevano fondere i metalli lo hanno usato.

Ma è alla fine del settecento che lo si usa per fini commerciali.

Da secoli l’Italia è al primo posto nella produzione degli oggetti preziosi ottenuti dall’oro, in Italia si ricostruiscono tutte le tecniche antiche e moderne della trasformazione di questo tesoro giallo in collane, bracciali, anelli e fantasie d’arte che esportiamo in tutto il pianeta, e forse anche oltre.

L’Italia è la prima nella produzione di artigianato orafo, con l’India, la Turchia, gli Stati Uniti, segue il Giappone ed altri stati europei.

Ad esclusione dei gioielli realizzati con la tecnica della fusione a cera persa, la maggior parte dei prodotti nasce da nastri o da fili.

Alcune note sui metodi di lavorazione.

  • Lavorazione a canna si ottiene utilizzando strisce d’oro chiuse su se stesse mediante trafilatura e poi saldate col laser, o applicando stampi rotondi e di differente diametro su di un iniziale disco d’oro.
  • La setatura viene invece realizzata facendo scorrere un bulino millerighe sulla superficie dell’oggetto; agendo con questo in una sola direzione si ottiene appunto l’effetto setato, mentre producendosi in due direzioni incrociate si ha infine per risultato il cosiddetto tessuto damascato.
  • La granulazione è uno dei procedimenti utilizzato già dal VII sec. a.C. presso gli Etruschi, si ottiene saldando sulla superficie aurea interessata dei piccolissimi granellini (anch’essi d’oro ovviamente) creando così disegni di grande effetto estetico: si tratta di un’applicazione rivolta soprattutto a gioielli di particolare pregio.
  • La filigrana è un sistema di lavorazione che risale al terzo millennio avanti Cristo, quindi a dir poco antichissimo: per la procedura si utilizza un filo d’oro, sia liscio, sia a cordoncino, avvolto su se stesso in varie configurazioni. Il cordoncino, solitamente laminato, prende in questo modo le sembianze di un filo granato.
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